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Erik il Rosso

Narra la tradizione che nel 982 Erik il Rosso, accusato di omicidio, cercò scampo nella fuga insieme alla propria famiglia-tribù dall'Islanda verso Ovest, dove correva voce si trovassero altre isole. Scoprì la Groenlandia, di cui, tornato in  patria, decantò la magnificenza definendola nella propria lingua "terra verde", e probabilmente, da un punto di vista climatico, allora lo era. Dopo un anno furono approntate 25 navi cariche di suppellettili, legname da costruzione, bestiame e circa cinquecento persone. Solo 15 imbarcazioni superarono le avversità del mare e arrivarono, fondando stanziamenti che sarebbero stati sempre poverissimi, ma avrebbero resistito fino al XVI secolo, isolati da tutto. La comunità groenlandese, cristianizzata, ebbe almeno un vescovo, due monasteri e 16 chiese; e si sa che nel 1327 mandò alla sede papale una decima composta dell'avorio di 250 zanne di tricheco. I groenlandesi si mantennero con l'esportazione di pellicce, pelli,  denti di tricheco e narvalo, che prima della comparsa delle zanne di

erik il rosso

elefante sui  mercati d'Europa - importate in quantità solo a partire dalla fine del medioevo - costituirono praticamente l'unica fonte d'avorio.

Nel 992 il figlio di Erik, Leif, tentò nuovamente la fortuna verso occidente insieme a 25 compagni, alla ricerca soprattutto di legno per le costruzioni e per le navi. La prima terra che incontrò fu probabilmente il Labrador, ancora più freddo e inospitale della Groenlandia; ma proseguì costeggiando verso Sud finchè trovò una terra piatta ed erbosa che fu chiamata Vinland, prossima a foreste, sulla quale poterono svernare. Si trattava di Terranova probabilmente, della baia oggi nota come Anse aux Meadows, dove i Vichinghi ebbero anche contatti con popoli indigeni non ben identificati. Li chiamarono "skraelingar" (uomini brutti), ma non è possibile sapere se si trattava di esquimesi, indiani d'America o altri ancora. In seguito altri tentarono di raggiungere Vinland, e nel 1020 una nuova spedizione ebbe successo. Resti archeologici dimostrano tuttavia che si trattò di una colonia  senza fortuna, provvisoria, che resistette probabilmente meno di un trentennio, forse anche a causa degli scontri con gli indigeni. Un'etimologia più accreditata di Vinland sarebbe quella di "terra ricca d'erba"; non molto diversa quindi dal significato dell'espressione franco-inglese Anse aux Meadows, che letteralmente significa "baia dei prati".

I vichinghi tornarono in Groenlandia abbandonando il luogo, ma mantenendo il ricordo. La navigazione verso terre nuove di solito si svolgeva avendo a bordo un leidhsögumadhr, un "uomo che dice la strada". Si trattava di persona che aveva già cognizioni, più o meno dirette, dei territori verso cui ci si dirigeva. È grazie alle memorie lasciate da questa tradizione che nei secoli successivi furono stilate carte che indicavano la presenza di terre oltre la Groenlandia, i cui contorni corrispondono a quellli del Labrador e di Terranova. Poiché erano abili pescatori, è probabile che i vichinghi fossero stati attratti da quelle parti anche dalla presenza dei grandi banchi di merluzzi, che per secoli costituirono una fonte di pesca per quasi tutti i popoli di mare dell'Europa settentrionale.

Fonte: Tra l'inferno e il mare: breve storia economica e sociale della pirateria  Anna Spinelli